Storia della danza

La danza delle origini

La danza, come forma di espressione e di comunicazione, accompagna da sempre l’umanità perché permette di trasferire una vastissima varietà di emozioni, messaggi e significati sociali in praticamente tutte le culture del mondo.
Storicamente, ballare ha celebrato con enfasi e partecipazione eventi periodici,come il cambio di stagione e i riti di fertilità, oppure avvenimenti speciali, come la nascita e la morte, l’ingresso nell’età adulta, il corteggiamento e il matrimonio.
In particolare, la danza tribale è servita come addestramento per la caccia o la guerra, sottolineando prestanza fisica e coordinazione di gruppo.

Cosa sappiamo del ballo preistorico?
Le più antiche testimonianze risalgono alle incisioni di Bhimbetka, in India, di circa 11 mila anni fa.
Gli studiosi ritengono che le danze di molte culture tribali, come quelle africane, abbiano mantenuto molte caratteristiche dei balli più antichi, ma rimangono aperti diversi dubbi e interrogativi.

Dall'Antichità Classica al Rinascimento

Greci e Romani avevano gusti molto differenti in fatto di danza.
Per i Greci era una forma alta di arte, con opere specificamente dedicate alla guerra, alla religione e alla festa, e il teatro era il palco privilegiato.
Per i Romani, invece, la danza era fortemente legata allo spettacolo ed erano molto amati i mimi, che si esibivano anche danzando.
È difficile oggi ricostruire il livello di maestria e simbolismo raggiunto da queste grandi culture e molti loro aspetti sono persino più oscuri delle danza preistoriche.
Nel Medioevo, la Chiesa relega la danza alle festività popolari, con la diffusione di Càrole, danzate come un girotondo tenendosi per mano, di Farandole, Ridde e Tresche, balli molto coinvolgenti praticati quasi fino ai giorni nostri. Intanto, i nobili del Medioevo e del Rinascimento, mettono in scena sé stessi con spettacoli e feste caratterizzate da danze lente e stilizzate, costumi meravigliosi, sfilate di carri addobbati e scenografie sorprendenti. Una raffinata forma di spettacolo, con punte eccelse di bellezza, che riconduce la danza negli interessi dell’arte “alta” e la trasferisce nelle corti europee, soprattutto quella francese, dove nasceranno le basi del balletto classico.

Nel 1581, il Balet Comique de la Royne è considerato il primo balletto della storia, organizzato dalla regina Caterina de’ Medici in occasione delle nozze della sorella della moglie di re Enrico III. Basato sul mito della maga Circe e delle sue Ninfe, con musica di Baldassarre da Belgioso, era danzato dalla stessa regina e dalle dame di corte, durava cinque ore con tre diverse “Entrée”.

Il balletto classico

La nascita di grandi scuole, come quella voluta dal Luigi XIV nel 1661, dove sono codificati passi, figure e composizioni, testimonia la crescente importanza del balletto, un'attività da professionisti fin dal ‘700.
Nell’800, la danza in teatro raggiunge il massimo splendore e diventa il Balletto Romantico, con storie di fiabe e amori, aperti anche all’occulto e all’esotismo, che appassionano il pubblico; opere di straordinaria bellezza e maturità artistica dove tutti gli elementi - musica, libretti, scenografie, costumi, coreografie, interpretazioni - si compenetrano e che, ancora oggi, sono il cuore dell’attività di tanti teatri. Opere come Coppelia, Il Corsaro, Esmeralda, La bella addormentata, Lo schiaccianoci, La Bayadere e molti altri, rappresentano la danza per eccellenza e sono ancora oggi il cuore della programmazione dei maggiori teatri della danza, grazie a memorabili interpreti di ieri e di oggi come Fanny Cerrito, Lucile Grahn, Fanny Elssler, Carlotta Grisi, Lucien Petipa, Maya Plisetskaja, Carla Fracci, Alicia Alonso, Margot Fonteyn, Erick Bruhn, Rudolf Nureev, Michail Barysnikov e tanti altri.
Inoltre, sono messe a punto tecniche difficili, come la ricerca del virtuosismo del russo Petipa o le speciali scarpette di raso con puntali rinforzati con i quali, nel 1832, Maria Taglioni danza La Sylphide tutta sulle punte – una pratica già nota ma piuttosto rara - e diventa una creatura incantata, magica, inarrivabile, con il suo tutù bianco.

ll Balletto Bianco (Ballet Blanche)è la parte del balletto dove le danzatrici interpretano esseri eterei e incantevoli indossando il tutù, che diventa l’archetipo dell’eleganza: uno sbuffo immateriale di bianco attraversa il palco a passo di sogno, con movimenti di infinita grazia. Grandissime opere come Giselle o Il Lago dei Cigni contengono il cosiddetto “atto bianco”.

La danza moderna

Il ‘900 si apre alla libertà, grazie soprattutto a Djaghilev e alla compagnia dei Ballet Russes, con autori come Fokine e Massine, che elaborano nuovi movimenti e ampliano le capacità espressive, per energia e sensualità vitale, grazie a ballerini epocali come Nijinsky e Pavlova. Sul palco, nascono spettacoli rivoluzionari e scandalosi, anche grazie a compositori, scenografi e costumisti di estrema avanguardia, primo fra tutti il giovane Picasso.
La danza moderna nasce intorno agli anni ‘30 e si afferma con figure come Martha Graham e le sue ricerche sulla contrazione e rilascio di energia (contract/release), il raffinato neoclassicismo di Balanchine, che rimette al centro il rapporto fra musica e danza, e la rivisitazione del balletto classico da parte di Rudolf Nureev, che rielabora ed amplia i ruoli maschili attraverso movimenti che esaltano la prestanza fisica, alla continua ricerca della perfezione grazie a una intensa preparazione atletica.
La danza contemporanea si sviluppa negli anni ‘50 e conta personalità del calibro di Merce Cunningham, che propone l’unione casuale di proposte artistiche differenti e sganciate - coreografie, musiche, luci, costumi e ruoli - unite assieme in modo casuale e non narrativo, anche utilizzando dadi e software per creare lo spettacolo.
Di grande rilievo il teatro danza (tanztheater) di Pina Bausch, a partire dagli anni ‘70, dove tutti gli elementi scenici hanno connotazioni espressive, per trasmettere essenze di emozioni profonde, come la solitudine e l’incomprensione fra l’uomo e la donna.

Isadora Duncan, con la sua danza libera ad inizio ‘900, taglia anche con i costumi di scena del passato, adottando tuniche leggere che non imbrigliano il corpo e danzando spesso scalza, per ristabilire il contatto con la terra e la natura.

Un mondo di danza

Anche fuori dal grande palco, in tutte le epoche, il ballo resta vitalissimo e diffuso in tutte le culture. Praticamente ogni popolo elabora forme di danze più o meno semplici, spesso molto ritmate e coinvolgenti che affondano le proprie energie nel folklore e che possono essere nobilitate ed elevate a vera e propria forma di arte, prendendo il nome di danze di carattere, quando sono “revisionate” dalla danza accademica. Basti pensare allo straordinario patrimonio delle danze spagnole, come il Flamenco, le czarde ungheresi, le tarantelle italiane, le farandole francesi, il tango argentino, i balli popolari russi, cinesi e indiani, le migliaia di danze africane, comprese tutte le varianti della danza del ventre. Riserve inesauribili di grazia e bellezza sono le danze balinesi e hawaiane, la gestualità raffinata del Giappone e l’incredibile energia dei balli caraibici e brasiliani, del cha-cha-cha e della samba, il bolero e l’habanera. Dalla cultura delle sale da ballo, ormai da oltre due secoli, provengono danze e balli che nascono e si affermano costantemente, praticamente ogni anno, e sono veri e propri strumenti di cultura internazionale: dal valzer alla polka, dal liscio alla mazurka, passando dal cake-walk al fox-trot, dal charleston alla rumba. Grazie alla diffusione della musica su radio e su disco, si arriva all’esplosione di boogie-woogie, twist, surf e shake, rock e dance music, fino ai giorni nostri con la street dance.

La cultura street hip hop nasce a New York attorno al 1975 con una visione d’insieme che comprende diversi ruoli: il DJ, che mixa i dischi, il Writer, che decora con graffiti le pareti, l’MC, o Master of Ceremonies, che intrattiene il pubblico o sfida gli avversari a colpi di rime rap, e B-boy e B-girl, che ballano la Breakdance e altri stili hip hop.

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